Basilica Pontificia Minore

BASILICA PONTIFICIA MINORE MADONNA DEL POZZO

Quello che più colpisce l’occhio del visitatore, è la imponenza delle masse esterne e la coerente unità delle parti: la Basilica e il convento formano un meraviglioso complesso armonico che s’innalza, bianco di calce e ricco di motivi architettonici, in una vastissima piazza.

La facciata della chiesa, leggermente avanzata sul resto dell’edificio, si eleva poderosa su due enormi pilastri che si prolungano nella seconda campata, per reggere il composito cornicione, sul quale poggia un timpano di gusto barocco.

Sulla porta centrale, si apre un finestrone, che, crea un certo movimento di masse. Tra la porta e il grande finestrone, che dà luce all’interno trova posto un’elegante nicchia nella quale è stata collocata una statuina della Madonna, scolpita in pietra dal mastro cegliese Giuseppe Vitulli nel 1769.

Dietro le basse volute del timpano si affaccia, modesto e snello, il campanile sormontato da una cupoletta di richiamo moresco.

L’interno rispecchia la grandiosità esterna. La pianta ha forma basilicale con cappelle laterali grandi e piccole, e con pilastri che creano un ritmo serrato di vuoti e di pieni, caratteristico nelle chiese del Seicento classico. Tutta la costruzione è in tufo locale ma il rivestimento di marmo crea un effetto pittorico veramente raro, grazie al gusto e all’arte dei vari maestri marinisti.

Fino al 1853 dalle mura della chiesa pendevano, ben distribuiti, dieci medaglioni dipinti su tela incollata su legno duro di forma ellittica con cornice a colori e fregi indorati: la loro grandezza è di m. 3,70 per 2,90.

I quadri rappresentano dieci dei più insigni miracoli operati dalla Madonna del Pozzo e scelti tra quelli del processo mandato a Roma, per ottenere la solenne incoronazione in oro. Furono eseguiti nella Scenografia di S. Carlo in Napoli.

Oggi questi medaglioni si possono ammirare nella cappella del Pozzo.

 

L’altare maggiore, addossato alla parete di fondo, è ancora più splendido: rifulge di marmo bianco, giallo oro, verde antico, barolè di Francia ecc. Ai lati esso è sormontato da due angeli portacandelabro in tutto tondo di marmo statuario, come il bassorilievo raffigurante la Madonna del Pozzo a mezzo busto, posto al centro del paliotto.

Esso è consacrato alla stessa Madonna e Gregorio XVI, in considerazione dei numerosissimi miracoli operati dall’immagine prodigiosa, lo dichiarò Privilegiato Quotidiano Perpetuo per tutti i sacerdoti celebranti, con Breve 28 maggio del 1839.

 

Ben armonizzata con l’altare, a ridosso della parete, si innalza la monumentale ed artistica Cona che racchiude l’affresco trovato nel pozzo. Con la costruzione della basilica la storia del nostro Santuario si fa più lineare. Innanzitutto bisogna ricordare che l’affluenza al Santuario cresceva sempre più non solo nelle grandi ricorrenze della festa d’agosto, dell’ottava e delle due successive domeniche di settembre, ma si infittiva anche durante tutto l’anno: toccava punte massime, con scene commoventi di fede, quando giungevano di lontano le comitive a piedi in maggio o in agosto. Di questo vasto movimento ci resta una indicativa testimonianza nei numerosi donativi in oro, argento e pietre preziose che ogni anno i miracolati offrivano alla Vergine del Pozzo in segno di gratitudine, tanto che gli Alcantarini furono costretti a creare appositi registri.

Dopo il 1799, le elemosine andarono sempre più diminuendo a causa della generale indigenza e delle idee rivoluzionarie e giacobine diffuse dai soldati francesi.Nonostante queste tristi vicende storiche, si può affermare, tuttavia, che la devozione dei fedeli verso la Madonna del Pozzo non subì alcun affievolimento. Essendo aumentata la ricettività dei Frati con la costruzione del convento, aumentarono anzi le torme dei pellegrini che processionalmente accorrevano al Santuario e non si contarono più i personaggi illustri che vennero a prostrarsi ai piedi del trono della Vergine.

Ci resta un elenco significativo delle personalità che in quel periodo vennero a Capurso in forma ufficiale. L’elenco, ripreso da un «album» che il Signor D. Ernesto De Mario, cancelliere comunale, conservava gelosamente.