Volgeva l’anno 1705.

Un prete di Capurso, don Domenico Tanzella, versava in gravissime condizioni e sembrava ormai spacciato, avendo i medici diagnosticato un male inguaribile.

Una notte imprecisata di quell’anno, il Tanzella ebbe una visione.

Gli apparve la Madonna e gli disse:

«Domenico, tu camperesti da siffatto pericolo, e riavresti tosto vita e sanità primiera, se beveresti dell’acqua del Pozzo detto di S. Maria, e qualora prometteresti erigere a mio culto una Cappella; però interinamente, cioè fin a tanto che tu non erigeresti un Convento del rigido Istituto di S. Pietro d’Alcantara».

Pur spossato fisicamente, il moribondo promise di eseguire quanto gli era stato comandato.
Nelle vicinanze del paese, si estendeva un tratto di campagna, chiamato volgarmente il Piscino.

Il nome deriva dalle «molte piscine d’acque antiche», lì «v’era un Pozzo, il quale dicevasi di S. Maria; l’acqua del quale era così salutevole, che gli infermi spediti da medici, con un sol sorso di quella subito, subito miraculosamente si vedevano restituiti alla loro pristina bramata salute».

Questo pozzo, di forma cilindrica, aveva una profondità di circa dieci metri, ma in quel periodo non era molto ricco d’acqua. Apparteneva col fondo in cui si trovava al Rev.do Capitolo del paese, che anticamente esercitava le sue mansioni nella chiesa matrice di S. Maria di Ara Coeli, ceduta nel 1614 ai PP. Minimi di S. Francesco da Paola.
I familiari del prete, quando furono messi al corrente della visione, corsero al «pozzo di S. Maria», portarono all’ammalato l’acqua richiesta con tanta premura e, curiosi, stettero a guardare.

Non attesero molto perché, non appena don Tanzella ebbe bevuto poche gocce dell’acqua miracolosa, constatarono che egli era immediatamente e completamente guarito, e senza febbre.

« Fabbricata intanto la riferita Cappella, nell’ultima Domenica di Agosto nell’Anno 1705», il prete volle rendersi conto del miracolo e, con suo fratello Lorenzo, con Michelangelo Portincasa” e Giambattista Converso, pittore oriundo di Matera, si recò al pozzo.

Scesero con una scaletta a piuoli: e qui si verifica una catena di prodigi.

Secondo la tradizione popolare, nella difficoltà della discesa le candele, che gli improvvisati esploratori avevano tra le mani, caddero in una conca d’acqua laterale e continuarono tranquillamente ad ardere e a far luce. Spronati ed incuriositi maggiormente dalla novità del prodigio, camminando sulle pietre che ingombravano parte del fondo, i quattro cominciarono a perlustrare la parete e videro sull’intonaco, dalla parte di mezzogiorno, una bellissima immagine della Madonna, di stile bizantino, che li guardava sorridente.

L’immagine conservava, nonostante il luogo umido, i colori ancora vivaci e non mostrava crepe né lesioni. Il prete e i suoi compagni caddero in ginocchio, estasiati, a quella vista che era anche una visione, e contemplarono a lungo l’icona, rischiarata dalla tremolante ed incerta luce delle candele che continuavano ad ardere nell’acqua.

Quando il Tanzella ebbe finito di contemplarla e di pregare, intimamente riconoscente per la fortunata scoperta, decise di farla distaccare dal muro. per esporla alla venerazione dei fedeli.
La Madonna entra così in Capurso.