La solidarietà Cristiana

Tra le virtù nel loro complesso, e in particolare tra virtù, valori sociali e carità, sussiste un profondo legame, che deve essere sempre più accuratamente riconosciuto.

La carità, ristretta spesso all’ambito delle relazioni di prossimità, o limitata agli aspetti soltanto soggettivi dell’agire per l’altro, deve essere riconsiderata nella sua autentica valenza di criterio supremo e universale dell’intera etica sociale.

Tra tutte le vie, anche quelle ricercate e percorse per affrontare le forme sempre nuove dell’attuale questione sociale, la «migliore di tutte» (1 Cor 12,31) è la via tracciata dalla carità: guardare con particolare sollecitudine ai poveri, a coloro che si trovano in situazioni di marginalità, vuol dire interessarsi alle persone cercando di promuovere un’adeguata crescita delle condizioni di vita.

A tal proposito, noi francescani di Capurso ribadiamo, in tutta la sua forza, l’opzione preferenziale per i poveri!

«È, questa, una opzione, o una forma speciale di primato nell’esercizio della carità cristiana, testimoniata da tutta la Tradizione della Chiesa.

Essa si riferisce alla vita di ciascun cristiano, in quanto imitatore della vita di Cristo, ma si applica egualmente alle nostre responsabilità sociali e, perciò, al nostro vivere, alle decisioni da prendere coerentemente circa la proprietà e l’uso dei beni. Oggi poi, attesa la dimensione mondiale che la questione sociale ha assunto, questo amore preferenziale, con le decisioni che esso ci ispira, non può non abbracciare le immense moltitudini di affamati, di mendicanti, di senza tetto, senza assistenza medica e soprattutto, senza speranza di un futuro migliore» (Giovanni Paolo II, Sollecitudo rei socialis, n° 42).

Da molti anni, pertanto, in un locale del chiostro del Santuario, ha sede la “Solidarietà francescana” con lo scopo di assistere una ventina di famiglie capursesi nelle piccole e, a volte, grandi fatiche che si sopportano a causa della disoccupazione e, conseguentemente, della povertà.

Alcuni terziari francescani ci aiutano a distribuire viveri e alimenti per questi nuclei e, due volte a settimana (martedì e venerdì), sono a disposizione per l’ascolto insieme ad alcuni frati della comunità. Siamo ben coscienti che la lettura del territorio e della vita comunitaria diventa indispensabile non solo perché i dati della conoscenza sono alla base del fondamento teologico-pastorele, ma soprattutto perché ogni persona, povera o agiata che sia, possa vivere un rapporto di sintesi tra il mondo e i suoi affanni, il contesto di vita fraterna nel Santuario e nelle parrocchie, la vita familiare e sociale.

Qualora questo connubio non si realizzi, la vita comunitaria si limiterà alla routine delle celebrazioni cultuali e alla sacrementalizzazione, lasciando spazio solo alla religiosità popolare che, in taluni casi, è la negazione di un reale rapporto con Dio.